martedì 15 luglio 2014

La Route 66 tra Missouri, Kansas e Oklahoma


Questa seconda notte in auto è stata più tranquilla della prima, il parcheggio dell’hotel era proprio silenzioso. Ha piovuto molto verso mezzanotte, con tuoni e lampi, e noi dentro la nostra scatola di latta a goderci il piacevole suono della pioggia. Comunque fa caldo, sia di giorno che di notte, il freddo di Chicago è un vecchio ricordo, in auto abbiamo sempre l’aria condizionata accesa, in sintonia con gli americani che la sparano a manetta anche nelle chiese.

Da Rolla (nel Missouri) partiamo di buonora con una fitta nebbia. Si vede veramente poco, ma tutti corrono comunque. Arriviamo a Crathage, una cittadina che risale all’epoca di secessione con al centro un castello alquanto insignificante (ma non per loro, visto che non ne hanno tanti altri) e un bel bar con i ricordi di quelli che transitavano lungo la Ruoute 66. Qui la macchina fotografica di Paola decide di formattare la scheda da sola cancellando quasi tutte le foto. Per fortuna ci sono le mie.

Man mano che ci si sposta verso sud la strada diventa più interessante. Abbandoniamo definitivamente le estese coltivazioni che hanno dominato l’Illinois, diminuiscono i boschi che si trovavano spesso in Missouri orientale e cominciano le praterie, le mandrie e i ranch. Le esposizioni di cimeli e le vecchie stazioni di servizio arrugginite si susseguono una dopo l’altra, tutte gestite da pensionati volontari, sempre molto gentili. 

 Oltrepassiamo il confine con il Kansas, lo stato spesso flagellato dai tornado, e dopo soli 21 km la route 66 entra in Oklahoma dove visitiamo dei totem indiani in una piccola area ormai diventata un museo. Da Maimi (Oklahoma) ad Oklahoma City la superstrada è a pagamento, per cui la Route 66 è un po’ più trafficata, ma comunque si corre bene. A Mc Lean troviamo un paese pieno di murales relativi alla mitica strada e ad Amarillo ci fermiamo a mangiare al famoso Big Texan Steak Ranch, dove servono bistecche da 2 kg!. Ad un certo punto lungo la strada vediamo un tipo che trascina un’enorme croce: è un giapponese che la sta trascinando da Santa Monica a New York. Pensa di concludere l’impresa in due anni!

Ad Amarillo ci fermiamo a dormire sempre nella nostra auto, ormai abbiamo capito che ci piace proprio.  Abbiamo persino comprato un materassino e dei cuscini per ammorbidire le “curve” del baule. Prepariamo la nostra “suite” prima di decidere dove dormiremo e poi cerchiamo il parcheggio di un motel, un posto che ci sembra sicuro perché ci sono delle persone.

Anche in questi due giorni abbiamo percorso una media di 300  miglia al giorno, quasi 500 km. Siamo sempre in auto. Comunque viaggiare negli Stati Uniti è molto più comodo che viaggiare in Europa: c’è poco traffico, si va piano, le strade sono larghe e gli automobilisti americani sono molto tranquilli ed educati.















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