mercoledì 30 luglio 2014

Un labirinto a San Francisco




Girare con l’auto nelle città americane non è per niente difficile, i segnali sono chiari e il traffico non è caotico. Così, alla fine, abbiamo girato anche San Francisco in automobile. Unico problema, sia di giorno che di notte, sono i parcheggi economici sempre pieni.

Abbiamo girato la città in lungo e in largo, visitando sia l’Accademia delle Scienze, progettata da Renzo Piano nel 2008, dove si può vivere l’esperienza di un terremoto rinchiusi in una stanza, sia l’Esploratorium: uno dei più grandi musei “tattili” al mondo, dove chiunque può mettere mano agli esperimenti scientifici.

Essendo sulla faglia di “Sant’Andrea”, San Francisco è sempre a rischio di terremoti, per cui le abitazioni sono prevalentemente basse e di legno. C’è solo un piccolo centro finanziario dove si alzano alcuni grattacieli. E’ molto bello girare su e giù per le strade ripide, costruite su decine di colline. Dall’alto si ha una visione su tutta la città, l’isola di Alcatraz e l’immancabile “Golden Gate”, uno dei ponti più famosi al mondo.

Come abbiamo già sperimentato lungo la strada costiera, i mesi di luglio e agosto non sono ideali per la costa pacifica. L’acqua molto fredda dell’oceano, entrando in contrasto con l’aria calda della costa, genera venti freddi e nebbie persistenti. In due giorni non abbiamo mai visto il “Golden Gate” interamente, perché la parte più alta era sempre immersa nella nebbia.

Sorprendentemente dentro la bellissima ed enorme cattedrale di San Francisco, la “Grace Cathedral”, una volta alla settimana si fa yoga: centinaia e centinaia di persone stendono il loro tappetino ovunque, anche intorno all’altare, e per un’ora l’insegnante indica gli esercizi da fare, il tutto accompagnato dal suono di una piccola orchestra. Sul pavimento della navata centrale è disegnato un labirinto che risale ad un disegno del XII secolo, simbolo del “perdersi” e del “ritrovarsi”. Vicino, una scritta dice: “Quando sei alla ricerca di dio non importa quale strada tu intraprenda, la ricerca in sé è la giusta strada”.

A parte il quartiere cinese e qualche via centrale, la città è abbastanza vuota di sera, può capitare di camminare anche un’ora senza trovare un bar o un ristorante aperto. Nei quartieri di “Mission” e “Castro” il discorso cambia, se per certi aspetti sono un po’ trasandati, soprattutto quello di “Mission”, per altri hanno una vitalità che ci mancava, con bar e tanta gente in giro. Qui si possono mangiare piatti messicani a prezzi accettabili, per esempio al “Pancho Villa”, sulla 16th, vicino all’uscita della metro.

Il quartiere di Castro è noto per essere il centro della comunità omosessuale di San Francisco, con locali pieni di uomini e immagini a tema. Lungo le vie si vedono diverse coppie maschili e alcuni travestiti, ma poche donne. Nel centro del quartiere c’è il “GLBT History Museum” (5$), il primo museo americano dedicato alla storia del movimento omosessuale, è fatto bene molto interessante. Il sito del museo è http://www.glbthistory.org/, oppure: http://www.glbthistory.org/museum/index.html
 


 Murales degli anni '30

Il tetto dell'Accademia delle Scienze, edificio progettato da Renzo Piano


Lombard Street, così ripida che hanno aggiunto 8 tornanti


We love San Francisco

Nella cattedrale di San Francisco si fa Yoga una volta alla settimana anche inrtorno all'altare

Le meduse nell'acquario dell'Accademia delle Scienze della California

Esperimento di "sospensione" all'Esploratorium di San Francisco

La "Transamerica Pyramid" alta 260 metri e 3678 finestre...
per lavarle tutte gli addetti impiegano un mese

Castro, storico quartiere omosessuale di San Francisco

 Il primo museo americano dedicato alla storia del movimento omosessuale

Strani abbigliamenti e...

I
...dolcetti nelle vie di  Castro

lunedì 28 luglio 2014

Balene lungo la Pacific Coast Highway


Dopo tre notti a Venice (Santa Monica), nella via dei nostri amici italiani, lasciamo Loas Angeles, ma prima ci facciamo una bella doccia sulla spiaggia. Erano due settimane che ci lavavamo solo con delle taniche da un gallone. Ci fermiamo ad un mercato sulla strada, il primo che vediamo negli Stati Uniti. La frutta è perfetta e buonissima, ma ha prezzi proibitivi. L’unico frutto che costa poco sono le banane.
 
La seconda strada più nota degli Stati Uniti, dopo la Route 66, è la Pacific Coast Highway che si snoda lungo la costa pacifica, da San Diego fino al Canada. Il tratto più bello sembra essere proprio quello che abbiamo percorso noi, tra Los Angeles a San Francisco. Pensavamo che la guida esagerasse alla grande, quando la definiva “Il più grande incontro di terra e mare esistente al mondo” (frase del romanziere Rober Louis Stivenson), invece anche noi ne siamo stati ammaliati: ogni  curva invita a fermarsi, a scattare una fotografia, a contemplare il paesaggio, ad annusare i profumi. La Pacific Coast Highway fu dichiarata prima autostrada panoramica dello stato nel 1966.

Dovevamo impiegare due giorni per percorrerla, invece ne abbiamo impiegati tre. Centinaia di km di costa rimasta incontaminata, senza grandi città e con pochi segni di insediamenti umani. Gran parte della costa è protetta da una serie di parchi statali, coperti di fitti boschi con ampi fiumi, vicino al frangersi delle onde del mare a breve distanza dalla strada. 

Uno di questo parchi, l’Ano Nuevo State Park, ospita la più grande colonia esistente al mondo di elefanti marini. Sono lì, tutti spaparanzati a prendere il sole sulla spiaggia, ogni tanto un maschio corteggia una femmina, oppure alza nuvole di sabbia con la coda. Più avanti vediamo foche, camosci e cormorani: così tanti che le rocce sono ormai tutte bianche per il “guano” (escrementi) che contiene nitrati e fosfati. 

…anche le balene
In questo paradiso naturale abbiamo visto pure le balene, tante, sei o sette, al largo, ma ben distinguibili dal getto d’acqua verticale e dal loro verso. Siamo rimasti tanto tempo ad osservarle.

Infine, 50 miglia prima di san Francisco, ci siamo fermati al Pigeon Point Lighthouse Hostel (www.norcalhostels.org/pigeon), un ostello ricavato dai vecchi alloggi del guardiano del faro. Una vera favola.

Piccolo intoppo
Oggi abbiamo fatto il bucato, peccato che Paola abbia dimenticato alcuni vestiti dentro la lavatrice… ovviamente non erano i suoi!  


Ovunque profumo di mare e di fiori

Elefanti marini al sole

Corteggiamenti









La spiaggia di sabbia bianca di Carmel


Il cipresso solitario, simbolo del parco




Un ostello nella vecchia abitazione del custode


La prima doccia dopo due settimane

Chiesa spagnola di Santa Barbara

1000 $ di multa se butti i rifiuti per terra

Anche lui contempla il maree le balene

 Balene

Balene


Mucche al pascolo

Femmina di cervo

Cormorani

Foche al sole


sabato 26 luglio 2014

Visita agli Universal Studios di Hollywood


Alla fine ci siamo andati anche noi, curiosi di tanta popolarità, malgrado il costosissimo biglietto d’ingresso di ben 92$ a testa e altri 16 per il parcheggio dell’auto. Gli Studios sorgono una decina di miglia a nord del centro città, su un’enorme superficie. C’è così tanta gente che, se si vuole riuscire a vedere qualcosa e non passare tutto il giorno in coda, bisogna arrivare molto presto al mattino. Aperti al pubblico nel 1915 per far partecipare la gente alle riprese dei film, sono ancora tra i più grandi al mondo quasi un secolo dopo.
 
Gli Studios assomigliano più ad un parco divertimenti che ad una sede di produzione cinematografica. Insieme a qualche spezzone di curiosità sul cinema, vengono proposti degli spettacoli simili a quelli di Disneyland, comunque nel complesso siamo contenti di esserci andati.

Nello “Studio Tour” ti portano con un trenino dentro i set cinematografici di film famosi, facendoti vivere in prima persona l’esperienza di un terremoto, di un’inondazione e l’attacco di uno squalo. Molto interessante anche “Water World”, dove si assiste ad un combattimento con palle di fuoco gigantesche, acrobazie e l’atterraggio di fortuna di un idrovolante, con attori veri e ti sembra di essere proprio dentro la scena.

Bella la visione del cartone Shrek in 4D, dove la quarta dimensione è quella della poltrona che si muove e vibra in relazione con le immagini del film e degli spruzzi d’acqua che arrivano direttamente sulla faccia dallo schermo.

Alla fine siamo rimasti dentro ben 7 ore.

Forse non abbiamo capito Los Angeles, ma dopo la visita di tre giorni, ci sembra più un mito che una realtà. 


Set della serie televisiva "Disperate HouseWives"


Disastro aereo ...negli Studios

Scena dal vivo: "Water World" 

Una finta Marilyn Monroe danza per il pubblico



La ricostruzione di un quartiere di New York e il trenino di "Studio Tour"