giovedì 13 ottobre 2016

Eclissi totale di sole negli Stati Uniti 21 agosto 2017

Le informazioni sull'eclissi totale di sole del 2017 si trovano a questo link:

http://risparmiaenergia.blogspot.it/2015/03/eclissi-di-sole-totale-21-agosto-2017.html

...il posto ideale per l'osservazione dell'eclissi sono i dintorni della città di Casper, in Wyoming

giovedì 21 agosto 2014

Infine tre giorni a New York


Nota: ci sarà qualche altro post con considerazioni e dettagli tecnici

Arriviamo a New York con l’autobus da Buffalo (cascate del Niagara) alle 7.30 del mattino. Il Bus Terminal è praticamente in Times Square, come l’albergo che abbiamo prenotato. Visto che il check in è alle 15 (3 PM per gli americani) lasciamo in deposito i bagagli pagando 5$ a collo (solo a New York si paga questo servizio, la stessa cosa vale per il wi fi, c’è ma si paga), preleviamo con il bancomat perché preferiamo pagare in contanti, e poi giriamo per la città.   

Conosciamo già New York, ci siamo stati nove giorni nel dicembre 2006. Visto che arriviamo da un lungo viaggio vogliamo lasciarci trasportare dal caso, magari cercando di vedere le cose che allora non siamo riusciti a vedere, oppure qualcosa di nuovo.
Una delle più interessanti opere realizzate negli ultimi anni, ancora da completare, è la High Line, un parco ricavato sul vecchio percorso della ferrovia sopraelevata in uso dal 1934 al 1980, quando la ferrovia cedette alla maggior flessibilità offerta dai camion. È rimasta in disuso fino all’ambizioso progetto cominciato una decina di anni fa. Un percorso veramente piacevole di circa due km, all’altezza del secondo piano dei palazzi.

Visitiamo anche la Statua della Libertà all’esterno, perché all’interno si accede solo su prenotazione, e poi andiamo ad  Ellis Island. Rispetto al peso storico di questi luoghi, ci sembrano carenti in docmentazione. 

Al ritorno passiamo per luogo dove sono cadute le Torri Gemelle il 9 settembre 2011. Sullo stesso perimetro delle torri sono state sistemate due fontane nere a forma di imbuto alquanto inquietanti. Sotto c’è il “9/11 Memorial Museum”, visitabile a pagamento (20$) oppure gratuitamente, ma su prenotazione, solo il martedì sera. Siamo fortunati perché una signora ci offre due prenotazioni che ha in più e riusciamo ad entrare. Il museo è pieno di oggetti e parti delle torri crollate. Sicuramente da vedere.
Giriamo intorno all’enorme palazzo dell’ONU;  per visitarlo all’interno bisogna prenotare anche qui molto tempo prima.

Vediamo anche molte altre cose, ma soprattutto passeggiamo tantissimo. L’estate invita di più a stare all’esterno invece di chiudersi dentro un museo per buona parte della giornata.

C’è tantissima gente in giro, una cosa esagerata. Si fa la coda per tutto: per andare in bagno, al supermercato, per salire con  l’ascensore in albergo, per comprare delle scarpe e soprattutto per visitare dei musei. Comunque basta un po’ di pazienza e rassegnarsi ad una città da 55 milioni di visitatori all’anno (il doppio di Venezia).

Com’è noto, New York è ben diversa dalle altre città americane: è più sporca, si vedono pantegane in giro per le vie, le auto se possono ti stendono mentre attraversi la strada, spesso i fumatori buttano le cicche per terra, ecc.. Ma New York è sempre New York, bella ed infinitamente coinvolgente. Noi continuiamo a preferirla d’inverno, quando gli addobbi di Natale traboccano dalle vetrine e le vie sono trafficate di persone con i regali in mano.

Se escludiamo il costo degli alloggi, veramente alto, New York non è poi così costosa. Una corsa in metrò costa 2,5$, una Coca Cola in lattina 1,5$ e un trancio di pizza anche un solo dollaro. Per confronto, in centro a Milano un trancio di pizza non costa meno di quattro o cinque dollari. I musei hanno prezzi confrontabili con quelli italiani, o inferiori.

Abbiamo finito il nostro viaggio di 45 giorni. 

Questo è l’ultimo post sulle cose che abbiamo visitato. Seguiranno dei post con alcune considerazioni pratiche e alcuni dati.

Grazie di averci seguiti durante il viaggio.
Paola e Ruggero

In viaggio verso Ellis Island

Ellis Island

Muro con i nomi degli immigrati che sono passati di qui


Memoriale del 9 settembre 2001: la base di una delle torri

Memoriale del 9 settembre 2011: un mezzo dei pompieri rimasto sotto le macerie


Pausa pranzo

Parcheggi verticali in una città verticale

Geometrie

Contrasti

Giochi a Central Park

Il punto a Central Park in cui è stato ucciso John Lennon

Il caffé dova ha deuttato Bob Dylan nel 1962

Il quartiere di maggior ritrovo degli omosessuali di New York


Il ponte di Brooklyn visto dal Seaport 

  Luci nottune in Times Square

lunedì 18 agosto 2014

In bus alle cascate del Niagara


Dopo aver depositato i bagagli in ostello a Chicago (lo stesso Parthenon che avevamo quando siamo arrivati 36 giorni fa, prenotato prima di partire con l’auto: 100$ la doppia, con colazione ma senza bagno) e aver consegnato l’auto, abbiamo passato la giornata girando per la città come zombi, in pieno rilassamento. 
 
Nel pomeriggio siamo andati a sentire un concerto gratuito al Millennium Park, dove il prato antistante l’auditorium esterno è pieno di famiglie e coppie che fanno pic-nic. In serata andiamo al Pier, strapieno di ristorantini. Lungo il tragitto a piedi abbiamo visto più volte passare degli autobus-discoteca, con all’interno musica a tutto volume e giovani che ballano e bevono.

L’autobus che abbiamo prenotato online con la Greyhound parte alle 17 di domani e arriva la mattina dopo alle cascate del Niagara. La sera dello stesso giorno riprenderemo il bus per New York, dove arriveremo la mattina successiva. Viaggiando di notte risparmiamo tempo e il costo dell’albergo. Gli autobus in America sono economici: 50$ a testa la prima notte per gli 800 km tra Chicago e Niagara e 70$ la seconda per i 600 km tra Niagara e New York. Gli autobus hanno inoltre la connessione wi fi gratuita e una presa di corrente per ricaricare i vari dispositivi.

Prima di lasciare l’albergo di Chicago prenotiamo online le tre notti a New York, visto che mancano meno di due giorni al nostro arrivo. I costi degli alloggi in questa città sono ancora più alti di quelli di Chicago: una doppia senza bagno e colazione in un ostello costa dai 140$ ai 180$. Abbiamo risparmiato molto dormendo in auto nell’ultimo mese,  decidiamo di concederci l’hotel Carter, proprio in Times Square, con bagno in camera, a 190$.

Arrivati alle cascate del Niagara scopriamo che la stazione degli autobus non ha un deposito bagagli. Chiediamo ai vari negozi se ci tengono gli zaini più grandi fino a sera. Dopo tanti rifiuti, il proprietario di un ristorante indiano, un sik con il suo bel turbante, accetta senza chiederci nulla.

Le cascate del Niagara sono per metà americane e metà canadesi. Un ponte permette di passare da uno stato all’altro, anche a piedi. Il lato americano ha le escursioni migliori, mentre è il versante canadese ad essere più frequentato perché si vede bene la cascata a forma di ferro di cavallo.

La vista dell’enorme quantità di acqua che scende da 60 metri di altezza è emozionante. C’è molta gente ma ci si muove comunque bene. Facciamo subito il classico giro in barca, tutti coperti con l’impermeabile blu fornito all’ingresso. Le cascate, soprattutto quella più imponente a ferro di cavallo, sollevano una quantità di acqua impressionante. C’è una nuvola costante di goccioline sospese, e nel lato canadese, a cui arriviamo dopo una passeggiata di tre quarti d’ora, sembra piovere. Verso il tramonto più arcobaleni si susseguono ripetutamente, generati tutti dall'acqua del Niagara. Un caleidoscopio di colori.

Viaggio notturno verso le cascate del Niagara

Dal versante americano si vedono i grattacieli del lato canadese


Montagne d'acqua

...e arcobaleni

Anche loro si godono le cascate


Ci avviciniamo alle acscate con la barca

I turisti del alto americano in blu, quelli del lato canadese in giallo


Attraversiamo il confine


 Un arcobaleno quasi completo

sabato 16 agosto 2014

La strage degli indiani e il ritorno a Chicago


A Wall, appena svegliati, andiamo a bere un caffè al costo simbolico di 5 cent di dollaro, come pubblicizzavano una ventina di cartelli lungo la strada. Prima di partire visitiamo il museo chiamato “Story of Wounded Knee” che racconta la storia del massacro di 300 indiani Lakota, in maggioranza donne e bambini, avvenuta il 29 dicembre 1890 da parte degli uomini del Settimo cavalleggeri. Una delle pagine più brutte della storia americana. Ci colpisce anche il pannello in cui è scritto che al momento della scoperta dell’America, nel 1492, si stima che gli abitanti dell’Europa fossero 40 milioni mentre i nativi americani 80 milioni. Le malattie e le uccisioni di massa causate dagli europei hanno portato all’eliminazione di più del 90% dei nativi in poche centinaia di anni.
 
Subito dopo la visita al museo iniziamo la strada panoramica 240 che attraversa (a pagamento) le Badlands National Park, un paesaggio aspro e desolato che colpisce per il cambiamento dei colori e per l’aspetto frastagliato delle montagne. Impieghiamo circa due ore per visitare il parco (in macchina ovviamente), fermandoci spesso ad osservare le strane formazioni colorate. Ritorniamo sulla I 90 che attraversa tutto il South Dakota e puntiamo alla città di Mitchell.

Mitchell deve la sua popolarità al Corn Palace, considerato il Taj Mahal dell’agricoltura, dove ogni anno accorrono mezzo milione di persone per osservare dei murales fatti con le pannocchie di vario colore. Molto bello. Sorprende comunque cosa possa inventarsi la mente umana. 

In città ci fermiamo in un Mc Donald’s (dove il funzionamento del  wi fi è sempre garantito) per comprare online i biglietti del bus da Chicago alle cascate del Niagara, e poi dalle cascate del Niagara a New York. Prenotiamo con Greyhound, la compagnia più famosa. Mancano solo due giorni e non è il caso di rischiare che si esauriscano i posti.  A differenza dell’Australia, gli autobus in America costano poco: 50$ a testa per l’andata e 70$ a testa per la tratta fino a New York. In entrambi i casi sono circa 700 km.

A sera arriviamo con la nostra auto a Sioux Falls e perdiamo più di un’ora a fare diverse lavatrici, scarpe comprese, in modo d’avere della biancheria pulita per il viaggio in bus verso le cascate del Niagara. Ovviamente finiamo tardi, tutti i ristoranti chiusi … anche stasera la cena è saltata. Ripieghiamo sulle nostre provviste .

Il giorno seguente abbiamo sempre corso, fermandoci solo il tempo di bere o mangiare qualcosa. Paesaggio piatto con ampie zone disabitate e coltivazioni soprattutto di mais. L’unica cosa degna di nota è l’attraversamento del fiume Mississippi, larghissimo e calmo. Ci fermiamo un attimo lungo le sue rive a contemplarlo durante il tramonto.

L’ultima notte ci fermiamo a dormire a Princeton, 50 miglia prima di Chicago, paese natale del presidente Ronald Regan, come indica un enorme cartello lungo la strada. In America si usa tantissimo indicare con dei cartelli che lo stato, o il paese, che si sta attraversando è luogo d’origine del senatore tal dei tali, oppure di un presidente. 

La mattina del 15 ci alziamo alle 5 per essere sicuri di consegnare l’auto entro le 10. Passiamo in albergo a depositare gli zaini, facciamo il pieno di benzina e alle 9.30 siamo davanti all’Alamo: 8136 miglia, 13.018 km, percorsi in 34 giorni…ed è andato tutto bene! Beh, non proprio, ci chiedono la carta di credito per pagare 380$ per la consegna dell’auto con 3 giorni di ritardo. Momento di panico, poi tutto si risolve, era solo un errore.

All'arrivo di Colombo gli indiani erano 80 milioni 
(40 milioni gli abitanti dell'Europa all'epoca), 
ora sono praticamente scomparsi.

Nelle sei immagini (tre sopra e tre sotto) si vede 
come si è ridotta la terra degli indiani dal 1492 al 2000.


Un ambiente aspro e arido formato da sedimenti di fango


Sembra un fondale marino senz'acqua

Il "cane della prateria" è il primo abitante delle Badlands


                                   Il "Corn Palace" (Mitchell) pieno di murales fatti con il granturco

 Tutto fatto con pannochhie


Una classica casa americana, praticamente tutte in legno

Tramonto sul Mississippi

Gli americani sono orgogliosi di aver dato i natali a presidenti o 
senatori e li indicano sempre lungo la strada

L'ingresso a Chicago, il numero di corsie non si contano

La riconsegna dell'auto a Chicago dopo 34 giorni e oltre 13.000 km

venerdì 15 agosto 2014

Quattro presidenti e un sioux scolpiti sulla montagna


Riassumiamo il nostro itinerario: usciti dallo Yellowstone ci siamo tenuti quattro giorni di tempo per arrivare a Chicago e consegnare l’auto la mattina del 15 agosto; 1600 miglia ancora  da percorrere, 2560 km. Nei primi due giorni proseguiremo lentamente perché ci sono diverse cose da vedere, mentre gli ultimi due saranno sostanzialmente di transito. Del primo giorno abbiamo già raccontato – attraversamento di tutto il Wyoming lungo l’interstatale 90, visitando Cody e la Devil’s Tower, e arrivando fino a Spearfish in South Dakota - ora vediamo il secondo.
 
Appena svegliati a Spearfrish andiamo al Mc Donald’s, l’unico posto aperto alle sette di mattina. Come avevamo già notato ieri, questi fast food sono il ritrovo degli anziani del paese, tutti con il loro cappello da cow boy. Probabilmente manca anche a loro un classico “bar” dove far due chiacchiere e bere qualcosa, il vecchio “saloon”. Queste sono zone isolate, dove si percorrono centinaia di km senza incontrare niente, se non qualche raro distributore di benzina o incrociando linee ferroviarie che sembrano abbandonate. Incontrare un McDonald’s è già una fortuna.

Deviamo dalla 90 ed entriamo nelle Black Hills, una bella regione piena di canyon erosi in modo strano e attorniata da vette  che raggiungono i 2.000 metri. La panoramica 385, lunga 145 km, è la spina dorsale di queste colline. Inizia a Deadwood - bella città con case d’epoca, fondata illegalmente dai cercatori d’oro, famosa per una serie televisiva intitolata come la città e per la morte del pistolero “Wild Bill” ucciso nel 1876 mentre giocava d’azzardo -  e passa attraverso una delle attrazioni più importati del South Dakota: il monte Rushmore, dove sono scolpite le teste dei quattro presidenti.

Una delle viste migliori dei presidenti Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt, che si stagliano ognuno nei propri 18 metri di gloriosa altezza, si ha lungo i tornanti prima di arrivare al parcheggio (11$). La cosa che più ci attrae, fermandoci in questo punto, sono le centinaia di motociclisti in Harley Davidson che sfrecciano senza casco, orgogliosi delle del loro mezzo luccicante.

Il luogo è strapieno di turisti, soprattutto americani, disseminati lungo il viale fiancheggiato da tutte le 50 bandiere degli stati americani. L’opera, scolpita tra il 1927 e il ’41, è sicuramente imponente e bella sotto un certo punto di vista, ci sarebbe da discutere se fosse necessario sbancare una montagna per rendere onore a quattro presidenti.

Gli indiani hanno pensato bene di superare l’opera per rendere omaggio al grande condottiero sioux Cavallo Pazzo. Pochi km più a sud del monte Rushmore si sta costruendo il “Crazy Houerse Memorial”, dove il capo sioux in sella al suo destriero indica l’orizzonte con un dito e proclama: “Le mie terre sono dove giacciono sepolti i miei morti”. L’opera incompleta, cominciata nel 1948, è destinata a diventare il monumento più grande al mondo. Il viso è stato completato nel 1998 ed ora si sta lavorando per dare forma al cavallo. Nessuno sa quando verrà completata.

Nel pomeriggio riattraversiamo le Black Hills e torniamo sulla veloce strada 90 per arrivare a sera ad un’altra stranezza americana: la piccola città di Wall, nata intorno ad un “centro commerciale” piazzato proprio in mezzo al deserto. 


 South Dakota il regno delle Harley Davidson


Il casco non è obbligatorio in molti stati americani

Il figo di turno

Mount Rushmore, uno dei simboli dell'America fin dal 1941

Ogni viso è alto 18 metri

Crazy Horse Memorial, sarà la statua più grande del mondo

Per ora è stato completato solo il viso

In primo piano si vede come sarà alla fine il guerriero Sioux

Cartelli lungo la superstrada I 90, prima di arrivare a Wall

Il grande centro commerciale in mezzo al deserto

La città è una stretta via solo di negozi e saloon



Il saloon dove passiamo la serata insieme ai locali

 Giochiamo con loro